A cosa siamo portati a pensare difronte alle costruzioni dei luoghi che ci circondano?
Nove video diventano una controllo di videosorveglianza continuo, ne seguono il mutamento e l'evolversi.
Lo spettatore come un addetto ai lavori si concentra e osserva in un attesa infinita, sperando in un mutamento strutturale inaspettato dello spazio.
L'assenza di un luogo effettivo e concreto porta lo spettatore alla perdita totale delle proprie radici sentendosi estraneo.
Il punto di partenza non è mai svelato né sappiamo quale sia la fine. Unica certezza è la necessità di un movimento continuo che non faccia mai terminare l'esercizio della ricerca, quello dell'attesa.
Tutti i campioni utilizzati sono stati binauralizzati da Matteo Marco Markidis per sfruttare al meglio l’utilizzo delle cuffie e incrementare l’effetto di estraniamento al fine di creare uno spazio virtuale dell’installazione lontano da quello fisico.
L'installazione è stata parte dell'opera corale "Paesaggi Abitati", del Padiglione Italia alla quattordicesima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia a cura di Studio Azzurro e Cino Zucchi.