NICOLÒ CECCHELLA | JACOPO VALENTINI
L'IMMAGINE CONTRADDETTA
a cura di Andrea Tinterri
Una fotografia databile al 1850 di Louis Daguerre ritrae fossili e conchiglie appoggiati a scaffali, una perizia classificatrice che il mezzo fotografico sembra assecondare, come fosse una propria ambizione puerile o più prosasticamente una debolezza da cui affrancarsi con l’avanzare dell’età. L’enciclopedismo fotografico, nel tempo, rimane come forma identificativa, anche se con accezioni diverse; Bernd e Hilla Becher e le loro apparizioni postmoderne, August Sander e i ritratti del Ventesimo Secolo, l’indagine di Luciano D’Alessandro e Gianni Berengo Gardin sugli interni delle case italiane, solo per annotare qualche esempio. Forse una forma di presunta protezione che la fotografia suggerisce e di cui si è nutrita per lungo tempo, ritratti di persone, volti, mani, oggetti, nuvole, cani, camere da letto, vasi di fiori recisi.
La piccola galleria con affaccio su strada di via Carteria a Modena che ospita la mostra L’immagine contraddetta di Nicolò Cecchella e Jacopo Valentini è occupata da soli quattro interventi, opere che includono due linguaggi interlocutori ideali del ritratto; fotografia e scultura. Valentini propone due immagini dalla serie Vis Montium (2018 – ongoing) un antico corallo appoggiato su un sostegno di legno che ancora conserva l’originale etichetta a testimoniare un lavoro archivistico che cede all’eleganza calligrafica (dalla collezione Lazzaro Spallanzani conservata nei Musei Civici di Reggio Emilia). Il ritratto della conservazione, i coralli sono pezzi di natura sottratti al proprio habitat ed elevati a sculture pseudo scientifiche. Una classificazione estetizzante, probabilmente ottocentesca, che Valentini ritrae su sfondo bianco: la linea della parete identifica uno stacco con il tavolo su cui è appoggiato il corallo, come a ribadire il prelievo che l’artista opera. Sono oggetti appoggiati ad un piano, sono oggetti rubati al mare, sopravvissuti all’invecchiamento, sono presenze ritratte. Classificate. In questo caso la fotografia ritrae per reindirizzare la funzione dell’oggetto, il corallo non più organismo e nemmeno oggetto da collezione, ma immagine, variazione cromatica. Valentini separa una parte dal tutto, una singola parola da un vocabolario, una fuoriuscita furtiva. Poco distante un’altra immagine dalla stessa serie a restituire il tempo della stagionatura del parmigiano reggiano; un corpo velato, un lenzuolo, una presenza in assenza, tono su tono a confermare la selezione di un’unica forma, di un unico corpo muto.
Cecchella asseconda una dimensione materica diversa, alluminio e terracotta; due sculture che all’interno dello spazio sembrano attrarsi come parte dello stesso corpo, della stessa carne. Un volto sospeso, anzi un calco del viso dell’artista che si fa maschera, filtro per la visione. L’interno rivestito in platino accoglie la luce elevando i tratti somatici a luogo di transizione. L’esterno rimane grezzo, terracotta liscia, come fosse una chiesa bizantina spoglia e modesta nell’involucro ed epifanica e riflettente al suo interno. Anche in questo caso un ritratto, una sineddoche del corpo che osserva la scultura a terra: un braccio teso verso l’altro e ancora il volto, lo spazio del ritratto, una condizione necessaria, archetipica. Dove, come sostiene Cecchella “l'interno chiamato in causa oltre sé stesso, accade come interiorità, passaggio mutevole, luogo di luce e di riflessi che transitano mostrando l’Io e l'Altro, annullando la matrice identitaria in un chiasmo esistenziale anatomico-ottico, che è specchiatura e vertigine senza fine”.
Cecchella, similmente a Valentini, preleva una traccia segnalando una presenza, in questo caso la propria. Il corpo dell’artista è testimone della rappresentazione, porta d’accesso attraverso cui esperire il mondo.
Andrea Tinterri
INFO
Gli altri giorni è possibile visionare la mostra dalla vetrina o su appuntamento.
BIO.
Nicolò Cecchella (1985) vive tra Reggio Emilia e Roma. La sua ricerca affronta le dinamiche della rappresentazione declinandole attraverso i temi dell’identità, del corpo e della presenza umana, indagando la relazione che questa assume con l’ambiente che la circonda e coniugandola alla dimensione naturale e organica in cui si inserisce. La sua pratica artistica si esplica attraverso l’interazione di diversi linguaggi e tecniche: scultura, fotografia, video, installazione.
Recentemente ha partecipato alle mostre: “Trees and Leaves” a cura di Paola Stacchini Cavazza e Mario Peliti, Galleria del Cembalo, Palazzo Borghese, Roma, 2021-2022; “Verde Brillante” a cura di Leonardo Regano, Galleria Antonio Verolino, Modena 2022; "Fotografia Italiana Contemporanea" a cura di Galleria Indice, Milano, 2022; Lido Contemporaneo AIR - Lido La Fortuna, 2022; “Abecedario” Palazzo del Governatore, nell’ambito di Parma Capitale Italiana della Cultura 20+21; “È sempre un problema capire come devono stare questi corpi” a cura di Luca Zuccala e Andrea Tinterri, State Of, Milano, 2021.
Jacopo Valentini (1990) vive tra Modena e Milano. Nel 2011 si iscrive all’Accademia di Architettura di Mendrisio (CH), durante questi anni di studi ha la possibilità di svolgere un tirocinio presso l’officina d’arte e architettura cilena Pezo Von Ellrichshausen (CL). Nel giugno 2015 viene selezionato per partecipare al progetto Foto Factory Modena in collaborazione con SkyArteHD e Fondazione Modena Arti Visive. Nel febbraio 2016 inizia la frequentazione del corso Master in Photography presso lo IUAV di Venezia sotto la supervisione di Stefano Graziani. Nel 2017 ottiene entrambe le lauree presso i due atenei: IUAV di Venezia (Lode) e Accademia di Architettura di Mendrisio. Nello stesso anno vince la 101ma Collettiva Giovani Artisti alla Fondazione Bevilacqua La Masa. Nel 2019 viene selezionato per Giovane Fotografia Italiana #07, all’interno del circuito ufficiale di Fotografia Europea a Reggio Emilia, e vince il Premio Nocivelli. Nel 2020 è vincitore del bando Refocus, indetto dal MiC in collaborazione con la Triennale di Milano ed il MUfoco. Sempre nello stesso anno è selezionato per il progetto Cantica21, indetto dal MiC e dal MAECI con l’opera Concerning Dante - Autonomous Cell. Nel 2021 espone presso Parma Capitale della Cultura Italiana. I suoi lavori, esposti sia in Italia che all’estero, sono presenti in collezioni nazionali e non, sia pubbliche che private, fra cui: Regione Emilia Romagna - IBC Emilia Romagna, Galleria Civica di Modena - FMAV, Palazzo Rasponi II, Fondazione Ragghianti, Fondazione Bevilacqua La Masa. Attualmente sta lavorando ad un progetto di ricerca personale sul dislocamento territoriale all’interno dell’immaginario comune.