«In principio Dio creò il cielo e la terra.
La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque.»
Tutti gli oggetti che ci circondano, dai più piccoli ai più grandi, dai più vicini ai più lontani hanno una caratteristica in comune: sono fatti della materia.
Fin dagli inizi della storia, l’uomo si è sempre domandato e ha cercato di capire di che cosa fosse fatta la materia, ma solo due secoli fa i chimici sono riusciti a dimostrare, attraverso esperimenti di laboratorio, che la materia ordinaria è formata dall’aggregazione di un numero enorme di particelle elementari. Gli antichi pensavano che il principio di tutte le cose terrene fossero quattro elementi: fuoco, aria, acqua e terra.
AL2O3 è materia.
Materia solida.
Materia liquida.
Materia variabile.
Attraversando differenti tecniche, materiali e linguaggi espressivi, la ricerca di Alice Padovani trae origine dagli archetipi di meraviglia e repulsione. Con uno spirito classificatorio simile a quello neosettecentesco, essa unisce alla spontaneità dell’impulso creativo, il rigore del metodo scientifico.
Nell’opera Volcan, parte della serie Fracture, l’elemento animale è sospeso in un attimo eterno, trattenuto e spillato assieme a una moltitudine di frammenti in ceramica di origine diversa, nel tentativo di instaurare un equilibrio tra l’effimero del corpo organico e la solidità della forma inorganica. La pala d’altare presentata al pubblico, esito di un lavoro maniacale e perfezione unica, muove nell’idea di poter ricomporre qualcosa di rotto e ristabilire ordine nel caos; dove la rottura non viene nascosta, ma sublimata cercando di ricomporre in una nuova forma frammenti lontani (storicamente) e apparentemente eterogenei.
Il coleottero al centro dell’opera, una Chrysina resplendens trovata nel 1980 alle pendici del Vulcano Barù a Panama, porta con sé l’essenza primordiale e viva della terra. Come un prolungamento fisico del proprio corpo, l’opera di Alice Padovani si dona per rigenerarsi creando
l’enviroment di Alessandro Formigoni.
La ricerca dell’armonia in due soggetti, o due momenti dello stesso soggetto, che operano nel mondo attraverso modalità differenti: quella della volontà, agire, e quella della resa: essere agito. In entrambi i casi l’individuo genera qualcosa, e non potrebbe essere altrimenti.
Nella propria condizione dell’essere vivo, egli modifica il mondo attraverso le sue azioni dettate dal bisogno, dal desiderio e dal suo “fuggir la morte”, in un rapporto unilaterale con l'oggetto (ho sete: bevo, e quindi distruggo, l'acqua) nel quale i vettori della sua volontà sul mondo sono rami secchi in quanto divenuti solo strumenti. Nella condizione successiva alla vita egli, attraverso la decomposizione biologica, contribuisce a generare nuova vita e nuove forme, in un rapporto passivo col mondo, di donazione/saccheggio della propria materia, egli rimette in circolo sé stesso in un sistema più grande, che lo vede restituirsi ad esso, quindi nuovamente generando, germogliando.